Olio di palma:
Fa male alla salute?
L’olio di palma è un grasso vegetale che si ottiene estraendolo dalle drupe di alcune varietà di palme, (elaeis guineensis, elaeis oleifera, attalea maripa).
Viene utilizzato dall’industria alimentare per la preparazione di prodotti da forno come biscotti e merendine in sostituzione della margarina, di cui è stato vietato l’utilizzo dalle normative dell’organizzazione mondiale della sanità sui grassi idrogenati, perchè a temperatura ambiente si presenta con una certa solidità.
L’olio di palma, contiene per il 50% acidi grassi saturi come l’acido palmitico, acido stearico e acido laurico, che sono tra i principali componenti di questo grasso, che secondo Laura Rossi, ricercatrice presso il centro di ricerca sugli aliimenti e la nutrizione di Roma e delegata al consiglio Fao, produce gli stessi rischi per il nostro apparato cardio-vascolare, che producono nè più nè meno tutti gli altri grassi come il burro, che viene utilizzato comunemente per i dolci fatti in casa.
Per il rimanente 50% contiene acidi grassi insaturi, acido linoleico, poliinsaturo, acido oleico, monoinsaturo.
Secondo la ricercatrice non ci sono riscontri scientifici rispetto all’aumento del rischio di diabete di tipo 2, provocato dall’olio di palma, nè sul rischio di aumento dei valori del colesterolo ldl, mentre per il colesterolo totale, il rischio dipende dall’uso e dal consumo che ne viene fatto nè più nè meno come degli altri grassi animali.
L’istituto Mario Negri ha prodotto recentemente la revisione di 51 studi su uno dei componenti dell’olio di palma, l’acido palmitico, che riguardano l’insorgenza del diabete di tipo 2, studi che però non hanno prova scientifica sull’olio di palma proprio perchè sviluppati su uno solo dei suoi componenti.
Gli studi sembrano però essere contradittori, alcuni basano le loro ricerche sull’olio di palma integrale, ricco di antiossidanti, mentre altri l’hanno valutato come se fosse composto unicamente da acido palmitico. Inoltre, molte indagini considerano gli acidi grassi saturi come un gruppo omogeneo, ma non è esattamente così. Acidi grassi diversi hanno effetti differenti sulla nostra fisiologia e sulla salute e inoltre questi effetti dipendono anche dal modo in cui sono organizzati gli acidi grassi sulle molecole di grasso e dall’equilibrio generale tra grassi saturi e grassi insaturi nella dieta. Se questo equilibrio è adeguato, sembra che gli acidi grassi polinsaturi possano compensare l’effetto negativo di quelli saturi.
Secondo una ricerca condotta dalle università di Bari, Padova e Pisa, l’olio di palma è responsabile di danni alle cellule Beta del pancreas, per cui viene compromessa la produzione di insulina. In particolare, ciò dipende da una proteina, presente in minori quantità rispetto all’olio di palma, anche nel burro e nei formaggi, la proteina P66shc.
A tutt’oggi non esistono normative che ne vietino l’utilizzo da parte dell’industria alimentare, si suppone, che le polemiche attuali sull’olio di palma derivino dal fatto che per la sua produzione viene fatta la deforestazione di molte zone tropicali dell’indonesia e della malesia, a favore di monocolture intensive di palme.
Infatti, è stato stimato che con un ettaro di terreno coltivato a palme si produca una quantità di olio pari a 5 volte quanto se ne produrrebbe con un ettaro coltivato a piante di arachidi ed addirittura 7 volte un ettaro coltivato a girasoli.
Nel 2007, con 28 milioni di tonnellate di produzione, è stato il secondo olio commestibile utilizzato dall’industria dopo l’olio di soia.
Ne vengono fatti anche altri usi, ad esempio come combustibile, proprio per la sua caratteristica di essere un grasso saturo.
Le drupe delle palme, vengono sterilizzate per mezzo del vapore, quindi vengono cotte, pressate e filtrate.
L’olio che se ne ricava ha un sapore dolciastro, colore rossastro e odore di violetta; il colore rossastro è dovuto dalla presenza di carotenoidi che vengono distrutti con la cottura.
Un ulteriore processo di raffinazione rende l’olio di colore bianco-giallino.